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lunedì 26 novembre 2012

interessante incontro del Rotary club di Piazza Armerina sul Sacro Graal.


        "Una visione ben lontana dai romanzi di Dan Brown..."

del dott. Pino Balsamo


Il Graal è un’icona misteriosa e ammaliatrice, che va oltre i confini dell’immaginazione e della spiritualità e che, nella letteratura occidentale, per ben otto secoli, ha costituito un ideale ricorrente. Per altro, è un argomento che esercita una attrazione straordinaria sugli appassionati di enigmi storici e di argomenti esoterici e misteriosi, soprattutto perché, alla domanda "Che cos’è il Santo Graal?" non possiamo dare una risposta univoca.
E allora,che cos’è il Santo Graal? Le risposte possono essere diverse, perché del Graal hanno parlato storici, archeologi, sociologi, psicologi, filologi, esoteristi ed occultisti. Gli studi sul Graal si suddividono approssimativamente in tre categorie o linee. La linea Archeologica, la Linea Simbolica e la linea Filologica.
Una importante domanda sulle leggende del Graal è la seguente: "Dove incomincia la sua storia?" Nonostante alcune fonti sembrino indicare nella cultura celtica o orientale le radici della letteratura graaliana, la versione classica della storia comincia al tempo delle Crociate.

E’ noto che del Graal si sono tentate varie interpretazioni: quella dell’eredità celto-pagana folklorizzata, quella orientale o più propriamente arabo-persiana, quella –ben presto affermatasi come la più diffusa- eucaristico-cristiana. Il nucleo del "mito del Graal" –o della sua "leggenda", come forse sarebbe più esatto dire- permane tuttavia solidamente insondabile. E ciò anzitutto perché è necessario sottolineare, a scanso del perpetuarsi di un pericoloso equivoco, che –se è vero che termini come "gradalis" compaiono già nel pieno Medioevo a indicare, presumibilmente, un recipiente a forma di scodella o coppa- l’oggetto misterioso che darà l’avvio al complesso ciclo graalico non si presenta prima del "Perceval" di Chrétien de Troyes. La leggenda del Graal ha tutta l’aria di costituire una variabile del grande tema antropologico della sorgente di ogni bene: fonte, cornucopia, calderone o altro che essa sia nelle differenti tradizioni. Intorno al termine Graal, il Medioevo ha raccolto una serie di leggende d’origine disparata, che talora si sono giustapposte, talaltra intrecciate sino a formare un groviglio che solo ultimamente gli sforzi congiunti di filologi, storici della letteratura, antropologi e persino psicanalisti sembrano decisi a dipanare. Ricostruire nel corso di questa chiacchierata il "mistero" del Graal, non è possibile. Isolando i testi che propriamente si riferiscono al Graal, essi nel complesso ci presentano la ripetizione di alcuni pochi temi essenziali, espressi mediante il simbolismo di figure e gesta cavalleresche. Si tratta essenzialmente del tema di un centro misterioso, del tema della ricerca di una prova e di una conquista spirituale, del tema di una successione o restaurazione regale che talvolta assume anche il carattere di un’azione risanatrice o vendicatrice. Parsifal, Galvano, Galahad, Ogiero, Lancillotto, Peredur, ecc., in essenza non sono che nomi vari per un unico tipo; così come figure equivalenti, modulazioni varie di uno stesso motivo sono re Arthur, Giuseppe di Arimathia, il prete Gianni, il Re Pescatore, ecc.; e di nuovo immagini che si equivalgono sono quelle dei vari castelli misteriosi, delle varie isole, dei vari regni, delle varie contrade inaccessibili e avventurose che nei racconti ci sfilano dinanzi in una serie, che se per un lato crea una atmosfera strana, surrealistica, dall’altro spesso finisce col divenire monotona.
Per concludere, se a livello letterale la cerca del Graal è una bella avventura cavalleresca e a livello morale è il récit (racconto) della liberazione del cavaliere dalla sua prigione fisica per attingere a una realtà spirituale superiore, ai livelli allegorico e anagogico il Graal può veramente essere quel che Raimondo Lullo avrebbe definito l’Amato ricercato dall’Amante, quindi il possesso di Dio e con esso non solo della sapienza, ma anche del potere e dell’amore. Il cavaliere del Graal è un cercatore di se stesso (quindi, Graal come esercizio ascetico, come conquista, come "guerra santa interiore"). Detto questo, restano possibili tutte le interpretazioni: quella dell’orizzonte fiabesco del Graal come orizzonte eminentemente onirico non meno di quella di un mito proposto come viatico esistenziale a un ceto di guerrieri per natura non disposti a rinunciare all’azione. Molte potevano essere, nella pratica, le forme dell’aventure: la guerra, la crociata, il torneo; ma il Graal insegnava al cavaliere a vedere, riflesso in ciascuna di esse, il volto di Dio. Del Dio cristiano, certo: ma di un Dio che aveva parlato all’umanità tutta già da prima del Cristo, e non solo attraverso la Bibbia, bensì anche attraverso gli antichi miti che, sotto forma di credenze folkloriche, i popoli continuavano a conservare. Al di là delle scelte religiose, ideologiche e morali di ciascuno, il Graal può ancora oggi rivelarsi, secondo l’espressione dello studioso di religioni e mitologo Campbell, "un mito per vivere" e continuare ad alimentare la speranza che l’amore, in tutte le sue forme, conservi il potere di risanare il mondo.
La storia del Santo Graal, questa è la mia personale interpretazione, è la nostra storia, è la via che percorre la nostra anima, per arrivare alla totale liberazione; essa non è un semplice sogno o una utopia, essa è "la via" che ci ricongiunge alla vita, alla vera vita, alla fonte che ci disseta, all’amore che anima l’amore, e lo realizza per ogni creatura del creato. La possibilità che esso esista nella forma e nella materia, è solo un modo di dire, di pensare e di credere; in effetti esso è solo l’espressione celata di un simbolo, è la coppa che disseta l’uomo dal desiderio, e gli dona la vera conoscenza. In definitiva Il Graal ha la funzione di qualcosa di irraggiungibile che va oltre il mondo di ogni giorno. Qualsiasi forma o caratteristica possiamo attribuirgli, il Santo Graal ci offre, nell’immaginazione, la possibilità della perfezione.

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