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giovedì 6 dicembre 2012

Mogol ricorda Battisti: "Cantavamo l'amore e l'amicizia, per questo ci consideravano fascisti"

da "il giornale d'italia"

L'autore ha ricordato gli anni difficili del 'politicamente corretto' e ha svelato l'episodio di quando gli autonomi chiesero a De Gregori 'di suicidarsi'

L'artista di Poggio Bustone rifiutò anche i moltissimi soldi offerti da Agnelli per un concerto. In tanti lo hanno ricantato in tv, dall'incantevole Anna Tatangelo al mediocre Simone Cristicchi
Lucio Battisti era un ragazzo solare, 'pacioso' - come l'ha definito Mogol - e soprattutto un artista che non s'è mai venduto al 'politicamente corretto' dei suoi anni, così truci da mettere in difficoltà anche chi, come De Gregori, alla sinistra ha pur sempre guardato.
 Questo e tanto altro è emerso ieri sera dalla puntata dedicata da Rai Uno al cantante di Poggio Bustone. Proprio Mogol, emozionato quanto mai, ha ricordato gli anni di Battisti e di quell'Italia insulsa: "Chi parlava dell'amore, dell'amicizia, di una donna, era considerato un qualunquista, un fascista". E Mario Luzzato Fegiz, giornalista e critico musicale del Corsera, ha ricordato un drammatico episodio del 1976, nel pieno della contestazione, quando Francesco De Gregori, in concerto a Milano, venne cinto d'assedio fin dentro il camerino da un gruppo di autonomi. A De Gregori venne chiesto di 'tirarsi fuori', addirittura 'di suicidarsi come Majakovski, e il cantante romano sela vide davvero brutta.
Ma ritorniamo a Battisti, così libero da rifiutare anche i soldi, parecchi soldi, offerti da Agnelli in persona per un concerto. Anche questo particolare è emerso dalla lunga trasmissione di ieri sera, condotta con il solito fare un po' melenso di Massimo Giletti e che ha visto sfilare tannti protagonisti dell'epoca e artisti di oggi che pure a pane e Battisti sono cresciuti, da una incantevole Anna Tatangelo - la migliore rivistazione battistiana assieme a quella di Mario Biondi e all'eccellente declamazione di una lettera di Celentano da parte di Alessio Boni - all'inutile orpello canterino di Simone Cristicchi.

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