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domenica 27 gennaio 2013

Enna. Maxi-truffa ATO Rifiuti: rinviati a giudizio gli on.Crisafulli, Grimaldi, Galvagno, Tumino + altri 17; assolto l’on.Termine. Procuratore Ferrotti: “carrozzone politico-clientelare, ha speso molto male i soldi della collettività”

da "vivienna"
Giornata decisiva quella di oggi sull’inchiesta relativa alla presunta maxi-truffa dell’Ato rifiuti. Oggi il gup Massimiliano De Simone ha rinviato a giudizio 21 ex amministratori;, inoltre. Ha assolto l’ex deputato regionale Salvatore Termine che aveva chiesto il rito abbreviato, non essendosi mai insediato nel CdA di EnnaEuno.
Nell’ultima udienza il procuratore Calogero Ferrotti aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione e mille euro di multa per Salvatore Termine, l’ex deputato regionale del Pd, che era componente del consiglio di amministrazione assieme ad altri parlamentari regionali e nazionali; mentre nell’udienza precedente aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli altri.

L’inchiesta riguarda la presunta truffa alla Regione dell’Ato rifiuti ennese con la richiesta di soldi da prelevare dal fondo di rotazione. Secondo il Procuratore, i soldi, circa 8 milioni e 900 mila euro furono usati per assicurare al territorio ennese il servizio di raccolta dei rifiuti, e per il Procuratore le somme sono state ottenute indebitamente e da qui l’accusa della presunta truffa. Nel dettaglio la richiesta di condanna per l’ex deputato all’ARS Salvatore Termine, riguardava l’ipotesi di truffa e un’imputazione di false comunicazioni, mentre era caduta l’ipotesi di falso in bilancio.

Quindi rinvio a giudizio e udienza fissata al 3 aprile per gli altri componenti del Cda, presieduto dal senatore Mirello Crisafulli e di cui facevano parte anche il deputato nazionale Ugo Grimaldi e gli ex parlamentari regionali Elio Galvagno e Carmelo Tumino. Questi quattro assieme ad altri ultimi 17, ex amministratori sono accusati a vario titolo di falso in bilancio o false comunicazioni societarie alla Regione.

L’ex presidente dell’Ato ed ex sindaco di Cerami Salvatore Ragonese e all’ex sindaco di Nicosia Antonello Catania, devono rispondere, oltre che dell’ipotesi di falso in bilancio devono rispondere di una presunta evasione fiscale, per non aver pagato entro i termini ritenute per un ammontare di 203 mila euro. delle accuse di falso in bilancio e false comunicazioni sociali devono rispondere Serafino Cocuzza ex presidente dell’Ato; Antonio Cammarata ex amministratore delegato; Piero Capizzi sindaco di Calascibetta; l’ex presidente dell’Asi Gaetano Rabbito; il sindaco di Villarosa Franco Costanza; l’ex sindaco di Barrafranca Totò Marchì; l’ex sindaco di Regalbuto Nunzio Scornavacche; l’ex sindaco di Assoro Giuseppe Assennato; l’ex sindaco di Nicosia Giuseppe Castrogiovanni; l’ex sindaco di Piazza Armerina Maurizio Prestifilippo (che pur non avendo partecipato mai ai CdA, non avendo chiesto il rito abbreviato, oggi si ritrova nello stesso “calderone” degli altri). Indagati anche gli ex consiglieri d’amministrazione Calogero Centonze, Giovanni Vitale, di Leonforte, Francesco Santangelo, di Regalbuto; Claudio Cravotta, di Enna.

Agli ex deputati nazionali e regionali è contestata la truffa aggravata commessa ai danni dell’erario e tutti gli indagati devono rispondere di falso in bilancio e falso in scritture contabili. I politici che hanno composto il CdA, che ottenne i 9 milioni di euro dalla Regione, devono rispondere dell’accusa di truffa aggravata perché, secondo quanto emerso dalle indagini svolte dalla Guardia di Finanza, avrebbero utilizzato le somme percepite dal fondo di rotazione, con finalità diverse da quelle per le quali la Regione aveva concesso i fondi, ma lo stesso accesso al Fondo di rotazione sarebbe stato ottenuto commettendo una serie di gravi violazioni contabili.

il procuratore capo Calogero Ferrotti ha individuato parti lese oltre all’assessorato, anche la Provincia di Enna ed i 20 Comuni ennesi, al momento si sono costituiti parte civile la Regione Siciliana, ed i Comuni di Enna, Troina, Centuripe e Nicosia.

Una requisitoria pesante quella del procuratore Calogero Ferrotti: “un carrozzone politico-clientelare, che ha speso molto male i soldi della collettività ennese”.

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