Per non dimenticare le vittime della pulizia etnica perpetrata dai partigiani comunisti, italiani e jugoslavi, tra il 1943 e il 1945 in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia.
Ma c'è ancora chi nega questo massacro. La vergognosa nota dell'Anpi di Torino: "Quelli morti nelle foibe erano tutti criminali fascisti e si sono meritati quella fine!". E nessuno s'indigna
“Tito, Tito, maresciallo assassino, quanti fratelli hai infoibato? Quanti innocenti hai assassinato?”
Era questo il ritornello di una canzone della “Compagnia dell’anello”, che tanti ragazzi ha fatto commuovere.
Ma non tutti la pensano così, non a tutti ha fatto lo stesso effetto. C’è chi, ancora oggi, ha il coraggio di schierarsi dalla parte dell’ex Presidente jugoslavo. Ma, cosa ancor più grave, contro quelle vittime innocenti che hanno perso la vita in maniera assurda.
“In fondo se la sono meritata. Le vittime delle foibe sono solo dei criminali di guerra e non meritano il riconoscimento dello Stato italiano”. Questa è la nota vergognosa apparsa sul sito dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) di Torino, la scorsa settimana. E non basta. Non più tardi di due giorni fa, sempre nel capoluogo piemontese, è stata distrutta la targa che ricordava l’eccidio degli italiani trucidati in Istria e Dalmazia.
Chiamatela provocazione, chiamatelo negazionismo, chiamatela pure “strategia” o “manovra” pre-elettorale. La cosa certa è che al peggio non c’è mai fine. Viene voglia di gridare allo scandalo. Gettare fango su quei martiri è un oltraggio troppo grande. Eppure, quella delle Foibe, non è una storiella inventata dai “fascisti” per giustificare le loro azioni. E non è nemmeno retorica. Ma una storia vera, purtroppo, una tragedia a causa della quale persero la vita migliaia di persone, con l’unica, vera, insensata colpa di essere italiani. Una vergogna probabilmente “inconfessabile”.
E a distanza di sette giorni, nessuna smentita, nessuna condanna, nessuna nota di scuse apparsa sui giornali. Siamo in democrazia d’altronde.
Tutto questo alla vigilia della “Giornata del ricordo”, istituita nel 2004 per non dimenticare lo scempio delle foibe titine.
E se qualcuno avesse osato fare dichiarazioni simile nel “Giorno della Memoria”? Cosa sarebbe successo? Tutte le prime pagine dei quotidiani avrebbero gridato allo scandalo.
Il problema, però, non è questo. La cosa che deve far riflettere è il tentativo di far dimenticare, ogni volta che se ne ha l’occasione, le vittime di una follia. Non importa quale sia il “colore” o la “razza”. Si perde ogni volta, l’occasione per stare zitti, per far riposare in pace chi ha già sofferto. Questo è stato un salto all’indietro, l’ennesimo. Per tutti gli italiani e per il concetto di “recupero dell’identità nazionale”.
Addirittura, proprio per il 10 febbraio, a Torino, è stato organizzato “l’immancabile” presidio antifascista, con tanto di mostra fotografica con immagini che giustificano le violenze di Tito.
Quando questo Paese avrà la capacità di rispettare i martiri, indipendentemente dal colore politico, e senza strumentalizzazioni, forse diventerà, finalmente, un popolo. Ma siamo ancora molto lontani da questo traguardo..
Dalla parte dell’Italia e delle innocenti vittime dei partigiani comunisti? No, meglio Tito, per alcuni. Vergogna. Vergogna. Vergogna!
“Han ballato sui loro corpi, han sputato sul loro nome, han nascosto le loro tombe, ma non li possono cancellare”
La memoria storica d’Italia è, da sempre, una memoria a metà. Come se qualche cosa che aleggia nell’aria impedisse di ricordare i fatti, o meglio, alcuni fatti, per quello che sono: una tragedia umana.
C’è un pezzo di storia di questo nostro Paese che i libri non sembrano voler raccontare, forse perché troppo scomoda. È il dramma, quasi sconosciuto, dei martiri delle foibe. Un vero e proprio sterminio perpetrato dai partigiani comunisti senza alcuna ragione. Una cieca violenza che si è riversata su uomini, donne, giovani e bambini, la cui unica colpa era quella di essere nati italiani.
Le stime ufficiali parlano di un numero di vittime compreso fra le 6.000 e le 7.000, cui vanno aggiunti le oltre 3.000 persone morte nei gulag, i campi di concentramento del Maresciallo Tito. Ma questo calcolo, è da considerarsi del tutto inattendibile. Sarebbero non meno di 30.000 le esecuzioni effettuate dai partigiani comunisti fra il ’43 ed il ’45. Eppure, fare un calcolo esatto è pressoché impossibile. Molte delle foibe sono, ancora oggi, irraggiungibili e di altrettante se ne scopre l’esistenza solamente ora, a distanza di quasi sessant’anni.
Il contesto storico: Trieste, Venezia Giulia, Dalmazia. Anno 1943